Editoriale

Andrea Lenzi, Roberto Pella, Mario Occhiuto, Daniela Sbrollini, Angelo Avogaro, Riccardo Candido, Alfredo Galletti

I sindaci e le città intese come comunità hanno un enorme potenziale per creare ambienti vivibili e sani per i propri cittadini. Sono motori dell’innovazione economica, sociale e tecnologica, e ormai sempre di più le persone scelgono di vivere nelle città, attratte dalla possibilità di lavoro, di poter avere servizi in termini sanitari e di istruzione per i giovani. Ma nelle città gli ecosistemi non sono sempre favorevoli o si coniugano alla buona salute.

Il benessere e la vita di città possono portare a disuguaglianze di salute, con alcune persone che hanno meno opportunità di mantenersi in salute, che diventano più vulnerabili e fragili e con maggiori rischi di sviluppare  patologie croniche.

La pandemia di COVID-19  ha evidenziato ad esempio l’importanza di affrontare le malattie croniche non trasmissibili (NCD) in generale e in particolare l’obesità e il diabete di tipo 2, perché le stesse rappresentano delle zone di vulnerabilità sociale e clinica.  L’evoluzione pandemica ci ha evidenziato in maniera chiara, che le persone che convivono con le NCD hanno maggiori probabilità di avere forme gravi di COVID-19 e spesso con conseguenze gravi in termini di salute, ma  ha anche rivelato le nette diseguaglianze in termini di salute tra le varie fasce di popolazione e tra i vari livelli culturali, sociali, economici anche nell’ambito della stessa comunità. La pandemia ha dimostrato in maniera chiara che alcuni gruppi sono più vulnerabili e questo in ragione di dove vivono.

Periferie e le zone suburbane hanno mostrato maggiori problemi in termini di accesso alle informazioni, alle cure e alla prevenzione. 

Cities Changing Diabetes è un programma globale che da dieci anni guida il cambiamento attraverso partenariati locali per promuovere la salute come priorità nelle agende cittadine e co-creare iniziative che mirino a  migliorare la salute della popolazione, attraverso lo studio dei determinanti sulla salute relativamente al diabete e all’obesità. Dal suo lancio nel 2014 con cinque città partner, le dimensioni e la portata della rete è cresciuta fino a raggiungere oltre 200 partner in 47 città e in 24 Paesi, con una popolazione complessiva di più di 250 milioni di abitanti coinvolti. 

Una rete unica che vuole affrontare in maniera sinergica lo stretto legame tra urbanizzazione e malattie croniche non trasmissibili

In questo l’Italia ha voluto giocare un ruolo chiave coinvolgendo con vari livelli di impegno ben  21 città, di cui 8 partner del progetto globale, e una regione, con l’idea di attivare un network nazionale in grado di studiare una parte significativa della popolazione con diabete che vive nelle città italiane.

Una forte alleanza costruita con il Parlamento, il Ministero della Salute, l’ANCI, le Regioni, le Province, il Comitato per la Biosicurezza, le Biotecnologie, le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Istituto Superiore di Sanità, il CONI, Sport e Salute, Cities+, la Fondazione SportCity, l’Osservatorio permanente sullo sport e ben 21 Università italiane.

Un primato all’interno del progetto globale del quale siamo orgogliosi.

Di pari passo con la crescita del progetto è aumentata anche la sfida, ma abbiamo compreso che solo coinvolgendo nelle città non solo le amministrazioni comunali, ma anche le università, le aziende sanitarie locali, i centri di ricerca, le strutture diabetologiche, le associazioni pazienti, la società civile e gli esperti, che il progetto potesse avere una forte identità sociale e culturale e dare risposte concrete ai cittadini. Globalmente, la prevalenza dell’obesità e del diabete di tipo 2 continua aumentare e avere un impatto su milioni di vite ogni anno, questo avviene soprattutto nelle aree urbane e anche l’Italia  riflette questa situazione. I dati ci dicono che  è solo bloccando la curva di crescita di malattie come il diabete di tipo 2 e l’obesità, che si possono raggiungere risultati significativi in tema di prevenzione del rischio clinico e di riduzione dei costi sanitari dovuti alle complicanze.

Oggi anticipare il problema è essenziale, e questo significa puntare sulla prevenzione, sulla corretta informazione e sulla promozione di stili di vita salutari, fattori che necessitano di ampie sinergie e il superamento di silos organizzativi e culturali.

Le città sono in prima linea per sviluppare l’azione necessaria per contrastare l’evoluzione pandemica del diabete a livello urbano e i sindaci, i leader delle comunità scientifiche e accademiche delle città hanno una posizione privilegiata per poter apportare quei cambiamenti che possono migliorare in maniera significativa la salute e il benessere della popolazione. Migliorare la salute e raggiungere i vari settori della società civile e i cittadini a più alto rischio di sviluppare obesità e  diabete, ma questo richiede collaborazione, conoscenza e coordinamento.

Nessuno può affrontare questa sfida da solo, e crediamo che le partnership, la raccolta e condivisione dei dati e le azioni concrete, create all’interno della nostra rete, e che sono profilate in questo report, serviranno come ispirazione per chiunque sia desideroso di unirsi a noi nel contribuire a creare quel cambiamento di cui abbiamo bisogno per città più sane e comunità più consapevoli di investire sulla salute  come bene primario.

Dopo dieci anni, Cities Changing Diabetes sta intensificando il suo impegno per promuovere la salute urbana sotto una nuova bandiera: Cities for Better Health

Come promotori del progetto Cities Changing Diabetes  e di Cities for Better Health ci auguriamo che il nostro appello venga accolto da un numero sempre maggiore di amministratori locali, di clinici, di accademici, di sociologi, di economisti e di esperti per costruire assieme un futuro migliore per le nostre città.