III Editoriale di Andrea Lenzi
Il cambiamento climatico pone seri rischi per la salute mentale e il benessere psico-fisico, questa è la conclusione del nuovo documento politico dell’OMS, presentato ai primi di Giugno alla conferenza di Stoccolma+50. Per l’OMS è urgente che i Paesi includano il supporto per la salute mentale nella loro risposta alla crisi climatica in atto, e in questo senso vengono citati esempi in cui alcuni Paesi pionieri che lo hanno fatto in modo efficace.
I risultati del policy brief MENTAL HEALTH AND CLIMATE CHANGE, concordano con un recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato nel febbraio di quest’anno. L’IPPC ha rivelato che il rapido aumento del cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per la salute mentale e il benessere psicosociale; stress emotivo, ansia, insicurezza, depressione e comportamenti suicidi, sono espressione di un grave disagio sulla salute mentale.
Bisogna riflettere tutti assieme, su come le grandi catastrofi climatiche sono in grado di esercitare effetti devastanti sul benessere psico-fisico e sulla salute mentale delle persone e di intere comunità.
Il mondo sta affrontando da anni un’incredibile crisi climatica che potrebbe cambiare il futuro del nostro Pianeta in maniera profonda. Il cambiamento climatico esacerba molti fattori di rischio sociali, ambientali ed economici legati ai problemi di salute mentale e al benessere psicosociale. Eppure, nonostante questo impatto, in molti Paesi esistono anche grandi divari tra i bisogni degli individui e la disponibilità e l’accessibilità dei sistemi e dei servizi di salute mentale per affrontare le fragilità e vulnerabilità che emergono in occasioni di grandi cisi, soprattutto quelle legate al clima. In risposta a queste sfide, l’OMS ha sviluppato un documento politico che descrive le interconnessioni tra cambiamento climatico e salute mentale e fornisce cinque raccomandazioni chiave sui potenziali approcci per affrontare in maniera concreta questa emergenza.
Il Policy Brief pubblicato dall’OMS, MENTAL HEALTH AND CLIMATE CHANGE, evidenzia come nei cinque decenni tra il 1970 e il 2020, i rischi legati al clima sono aumentati in maniera considerevole, con quasi 5 miliardi persone in totale colpite
“Gli impatti dei cambiamenti climatici fanno sempre più parte della nostra vita quotidiana e c’è pochissimo supporto dedicato alla salute mentale per le persone e le comunità che si occupano dei rischi correlati al clima a lungo termine”, e quando afferma la dott.ssa Maria Neira, Direttore del Dipartimento di Ambiente, Cambiamenti Climatici e Salute presso l’OMS.
Una affermazione che come studiosi ci trova concordi, avendo evidenze di come i cambiamenti climatici impattino in modo difforme sulla popolazione a secondo di fattori di rischio quali lo stato socioeconomico, le condizioni abitative, il sesso e l’età. E’ chiaro che il cambiamento climatico colpisce molti dei determinanti sociali e sanitari che hanno un reale impatto per la salute mentale a livello globale, colpendo soprattutto le persone con problemi di salute più evidenti, come ad esempio i malati cronici.
Già un’indagine dell’OMS del 2021 su 95 paesi aveva rilevato che solo 9 di essi avevano finora incluso la salute mentale e il supporto psicosociale nei loro piani nazionali per la salute in relazione al cambiamento climatico.
Ci sono quasi 1 miliardo di persone che vivono con condizioni di compromissione della loro salute mentale, una situazione che ha un impatto soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, dove 3 su 4 di essi non hanno accesso ai servizi necessari. E’ evidente che i Paesi e la stessa OMS possono fare di più per aiutare a proteggere le persone più a rischio, ma lanciare l’allarme e porlo all’attenzione dell’opinione pubblica, scientifica e politica mondiale ià rappresenta un passo in avanti.
Questo nuovo documento politico dell’OMS raccomanda cinque importanti approcci ai governi per affrontare gli impatti sulla salute mentale nelle politiche inerenti i cambiamenti climatici:
- integrare le considerazioni sul clima con i programmi di salute mentale;
- integrare il sostegno alla salute mentale con l’azione per il clima;
- investire su impegni globali;
- sviluppare approcci basati sulla comunità per ridurre le vulnerabilità;
- colmare il grande divario di finanziamento esistente per la salute mentale e il supporto psicosociale. La figura di seguito, tratta dal Policy Brief dell’OMS, mostra i percorsi diretti e indiretti attraverso i quali il clima provochi rischi a lungo termine e le vulnerabilità sulla salute mentale.
Molti dei fattori che creano condizioni di vulnerabilità,non agiscono isolatamente e tendono a sovrapporsi (ad es. piogge torrenziali e tempeste tropicali seguite da inondazioni, da frane e da isolamento della comunità). Le persone possono essere esposti contemporaneamente alla contaminazione dell’acqua potabile, all’insicurezza alimentare, alla perdita delle abitazioni, alla perdita del lavoro, dell’istruzione, delle loro cose care, dei beni materiali, dei ricordi e spesso della vita dei loro cari.
Tutto questo accresce insicurezza, deprivazioni, disuguaglianze sociali e disagio economico, con effetti che hanno notevoli implicazioni per la salute mentale e il benessere delle singole persone e di intere comunità.
Un fenomeno che come studiosi osserviamo non solo nei Paesi a basso e medio reddito, ma che colpisce anche i centri abitati del nostro Paese.
Città come Roma, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Catania, intere Regioni come la Calabria, il Piemonte e la Liguria, solo per fare alcuni esempi negli ultimi anni si sono trovati improvvisamente investite da fenomeni climatici improvvisi e di grande intensità, che hanno provocato non ingenti danni al tessuto urbano-abitativo ma soprattutto a quello sociale, dove le periferie hanno più subito l’impatto di queste catastrofi naturali.
Abbiamo imparato termini come Medicane, ovvero gli uragani mediterranei, i sindaci convivono con l’allerta meteo della Protezione Civile e forse dovremmo fare i conti che nella ricostruzione di un territorio, bisogna considerare gli effetti che una catastrofe ha avuto sulla salute mentale della popolazione colpita.
Il bonus psicologico, introdotto dal Governo nel decreto milleproroghe, come risposta alle fragilità psicologiche quali depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, a causa dell’emergenza Covid e della conseguente crisi socio-economica, rivolto alle fascie di reddito medio-basso, va proprio in questa direzione.
Ma le città, le grandi aree urbane dove la fragilità e la vulnerabilità sono fattori intrinsechi sociali e sanitari, debbono essere attenzionati prima della tempesta perché a volerla dire come Macchiavelli “É comune defetto degli uomini, non fare conto, nella bonaccia, della tempesta.”