IL PLANETARY HEALTH FESTIVAL A VERONA IL 3-4-5 OTTOBRE
La popolazione del nostro pianeta ha superato a fine 2022 la soglia degli 8 miliardi di persone. A inizio ‘900 era poco più di 1 miliardo. Questa crescita esponenziale della popolazione globale si è accompagnata, soprattutto dalla seconda metà del secolo scorso, ad uno sviluppo alimentato da combustibili fossili, che sono risultati tra i principali determinanti per l’incremento delle temperature globali.
L’Organizzazione mondiale dei meteorologi ha registrato lo scorso anno temperature record sul globo, anche negli oceani con uno scioglimento dei ghiacci senza precedenti; non stupisce che anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, affermi che “siamo entrati in un’era di ebollizione globale” le cui eccezionali conseguenze, anche metereologiche, stanno occupando quotidianamente i notiziari.
I cambiamenti climatici, assieme alle specie aliene invasive, alla perdita e alla manomissione degli habitat naturali, al consumo ed impoverimento dei suoli, all’inquinamento, allo sfruttamento eccessivo delle risorse, hanno determinato quello che oramai viene comunemente definito “collasso della biodiversità”: secondo il Living Planet Report del WWF abbiamo perso il 60% delle specie animali negli ultimi 50 anni e questa situazione, secondo quanto osservato del World Economic Forum, mette a rischio il 50% dell’economia mondiale.
Le alterazioni degli ecosistemi e l’espansione delle aree urbane o antropizzate, determinano anche una riduzione dell’habitat delle specie, sempre più ridotto e «invaso» da attività umane, costringendo animali selvatici a una coabitazione ravvicinata e forzata con l’uomo e contribuendo allo sviluppo delle zoonosi. Le zoonosi – dall’aviaria alla dengue – sono malattie causate da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all’uomo, e, secondo uno studio pubblicato dal BMJ Global Health, sono destinate a diventare 12 volte più letali entro il 2050.
Stiamo vivendo un’epoca di transizione, preludio di una nuova fase della storia. La consistenza dell’impatto della specie umana sull’ecosistema di cui è parte – all’aumento della temperatura terrestre al rapido declino della biodiversità – porta numerosi studiosi a proporre di decretare la fine dell’Olocene, era geologica che ci ha accompagnato negli ultimi 11.000 anni, per acclarare l’avvenuto passaggio all’Antropocene.
La più grande sfida che la nostra specie – che si è data, da sola (!), il nome di Sapiens – oggi deve affrontare è il riequilibrio del rapporto tra uomo e sistemi naturali, la “Salute Planetaria” (o “Planetary Health”). Per “Salute Planetaria” si intende il più elevato livello di salute, benessere ed equità raggiungibile in tutto il mondo, attraverso una equilibrata governance dei sistemi politici umani, economici e sociali, determinanti per il futuro dell’umanità, e dei sistemi naturali terrestri che definiscono i confini ambientali entro i quali l’umanità può svilupparsi. È la salute della civiltà umana e lo stato dei sistemi naturali da cui essa dipende e connette salute umana, ambientale, animale e sociale assieme, in una prospettiva globale.
Tra i soggetti che hanno intercettato la necessità di aiutare a comprendere questa visione, accrescerne la consapevolezza, promuovere interventi e buone pratiche spicca il Comune di Verona che inaugura il “Planetary Health Festival”, https://planetaryhealthfestival.it/ , una manifestazione di respiro internazionale che coinvolge politica, istituzioni, comunità professionali e scientifiche come la cittadinanza. Il 3, 4, 5 ottobre a Verona accoglierà iniziative nelle piazze, nelle librerie ma anche i più illustri esperti nazionali ed internazionali per catalizzare collaborazioni interdisciplinari e interprofessionali in tutti gli aspetti dell’economia, della società, della conoscenza e della salute, con l’obiettivo di provare a costruire una nuova grammatica per scrivere il futuro e disegnare nuovo armonico orizzonte culturale, etico, filosofico, sociologico, economico, tecnologico e sanitario coinvolgendo anche la cittadinanza.
D’altra parte, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali ha inaugurato una nuova sezione, “The Lancet Countdown”, per aiutarci a comprendere che il conto alla rovescia per la fine del nostro pianeta è già iniziato ed è arrivata l’ora di provare a sviluppare un nuovo pensiero.