L’Urban Health come agente della pace
Il primo convegno della UNESCO Chair on Urban Health di Sapienza si è tenuto al termine dei primi due anni di lavoro della Cattedra con il titolo “Città che cambiano il mondo: prendersi cura di spazi e persone” per mettere in luce le ricerche svolte e il rilievo nazionale e internazionale che l’attività sta assumendo non solo con letture e interventi di professionisti – Bellantone, Capolongo, Crialesi, Gaudioso, Occhiuto, Pegoraro, Serra, Vaccaro, Veneri – e studiosi di caratura internazionale – Amato, Ferrara, Mancini, Novoa – ma anche privilegiando il confronto e il dibattito, moderato dal Portavoce ReCUI Patrizio Bianchi, funzionale al rilancio degli obiettivi del mandato dei prossimi due anni.
All’evento ha partecipato con un videomessaggio anche il Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO Franco Bernabè, che ha ricordato come “Gli agglomerati urbani sono oggi al centro dell’impegno in favore dello sviluppo sostenibile, poiché ospitando il 55% della popolazione mondiale, pur coprendo solamente quasi il 3% della superficie terrestre, emettono il 75% delle emissioni totali di CO2, producono il 50% dei rifiuti e consumano circa il 70% dell’energia e il 75% delle risorse naturali come cibo e acqua. Ma sono anche il luogo vibrante e stimolante dove ferve la creatività e l’innovazione, dove l’istruzione e la ricerca progrediscono grazie ad una costante interazione umana. Perché le città questo fanno: mettono insieme le persone facendole interagire tra loro al di là della loro provenienza d’origine”. Il Presidente ha poi aggiunto che “Le città, come evidenzia l’UNESCO in un suo specifico rapporto dedicato al ruolo della cultura nello sviluppo urbano sostenibile, sono laboratori viventi per stabilire come alcune delle sfide più pressanti che dobbiamo affrontare sono negoziate, gestite e vissute”.
Il convegno si è tenuto l’8 e 9 novembre 2023 presso l’Aula Magna del Rettorato di Sapienza e l’Aula Magna della Scuola Superiore di Studi Avanzati Sapienza (SSAS) ed è stato promosso dal Dipartimento di Medicina Sperimentale di Sapienza e dall’Health City Institute, con il patrocinio di ISTAT, ISS, AMREF, CENSIS, ANCI, e Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV). Qui il programma dettagliato.
A partire dalla prima sessione della due giorni, che ha inteso affrontare il tema dei conflitti e delle loro implicazioni sulle popolazioni, sui territori e sui patrimoni culturali, anche l’attività della Cattedra sull’Urban Health ha testimoniato la determinazione nel perseguire la pace a partire dalla considerazione secondo cui il livello di disuguaglianze di salute ha un impatto violento, anzitutto su bambini e nuove generazioni. Il divario, a livello globale oltre che europeo, si va allargando e manifestando in tanti ambiti, tra cui la salute e l’accesso alle informazioni di salute, insieme alle aspettative di cura e di servizi, emergono con più forza e più vividamente.Il rischio di violenza e di conflitto è tanto più vero per le disuguaglianze di salute, infatti, che sono socialmente determinate e, pertanto, almeno in parte evitabili e modificabili con politiche socioeconomiche, educative, ambientali e di salute pubblica appropriate. Ciò su cui ci si deve concentrare è l’aumento del livello di consapevolezza presso i decision- e policy-maker della forte correlazione fra determinanti di salute e rischio di conflitto, supportando la costruzione di percorsi di pacificazione e di prevenzione dei contrasti. È evidente che il luogo dove le fratture sociali sono più evidenti è oggi la città: la crescita senza sosta, senza orari, in una sorta di moto perpetuo delle città e dei contesti urbani, hanno fatto sorgere, e talvolta scoppiare, tali fragilità, specie nelle periferie che, proprio a causa di questo divario, hanno assunto una accezione negativa che oggi, non senza difficoltà, si prova a invertire per un riscatto sociale, occupazionale, culturale e identitario della città stessa affinché possa diventare luogo di opportunità ed emancipazione per tutti.
È rispetto a questi obiettivi che la Cattedra UNESCO, insieme a Health City Institute, proseguirà il proprio impegno anche nel prossimo biennio.