Per la salute globale serve un cambia di paradigma

Lo scorso 12 giugno l’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato il lancio di un piano di transizione per affrontare la nuova fase della pandemia e per garantire una risposta rapida in caso di recrudescenza del virus.

Sebbene l’emergenza sanitaria sia finita, la pandemia non lo è: quest’ultima si trova solo ad affrontare una nuova fase, ma continua a pesare sulla salute globale. Lo fa non solo guardando al presente ma, soprattutto, guardando al futuro. I sistemi sanitari nazionali si trovano infatti allo stesso tempo ad affrontare vecchie e nuove minacce per la salute, dall’evoluzione demografica della popolazione, alla carenza di forza lavoro, ai crescenti rischi che derivano proprio dalla maggior consapevolezza della connessione tra salute, ambiente e clima. Questa emergenza, insomma, non sarà l’ultima.

Per questo lo stesso DG dell’OMS Europa, Hans Henri P. Kluge, ha ricordato che è proprio questo il momento in cui è più importante investire, sia per sostenere i progressi fatti grazie a questa pandemia, sia per aumentare la resilienza dei nostri sistemi sanitari contro gli shock futuri.  

Nel piano trovano spazio molteplici punti, dalle attività di sorveglianza, alla formazione degli operatori, al supporto alle decisioni informate dei cittadini nella prevenzione, sino alla definizione di piani di risposta a nuove pandemie. Il piano stesso ci ricorda il peso che ancora il Covid-19 ha sulla mortalità, come un monito a non interrompere gli sforzi per sostenere la salute come asset strategico dei nostri paesi. In termini di vite perse, all’inizio di maggio 2023 le infezioni hanno causato oltre 2,2 milioni di vittime in Europa e Asia Centrale, con quasi la metà, durante il 2022, il terzo anno di pandemia. Inoltre le condizioni legate al cosiddetto long Covid possono colpire o aver colpito chiunque sia stato affetto da Covid-19, ancora una volta in molti casi pazienti fragili e cronici per cui il peso della gestione di questa condizione può diventare rilevante.

Il testo ci ricorda, poi, l’importanza di un vero e proprio cambio di paradigma per affrontare shock esterni ed emergenze di salute. Serve infatti un approccio globale e non compartimentale che integri il controllo del Covid-19 ora, e delle future emergenze, domani, all’interno di una ben più ampia strategia di prevenzione e controllo. Per questo è necessario che la prevenzione e la promozione della salute rispondano ad un approccio integrato e coerente, capace di prevedere, oltre che prevenire, le possibili minacce future.

Uno sguardo attento all’attuale fase endemica della circolazione del virus SARS-CoV-2 , anche in Italia, come è stato anche sottolineato dall’Istituto Superiore di Sanità, porta a doverci ricordare che anche in questo momento i principali obiettivi delle autorità sanitarie e dei decisori pubblici devono essere la riduzione dei ricoveri per Covid-19, delle forme più gravi della malattia, dei decessi e la protezione dei sistemi sanitari, e questo si può fare solo mettendo in atto campagne di prevenzione rivolte principalmente ai gruppi vulnerabili della popolazione, come quelli con comorbilità sottostanti e immunocompromessi. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie per conservare e sostenere la riduzione dell’impatto del Covid-19 e dei relativi ricoveri e mortalità nel tempo, non solo i Paesi dovrebbero pianificare le campagne di vaccinazione anti-Covid anche durante il 2023 ma integrarle all’interno dei piani di prevenzione primaria, ed in particolare con le strategie di prevenzione influenzale. Oggi in Italia nonostante gli sforzi compiuti, e nonostante siano state approvate linee guida sovranazionali, la normativa è ancora frammentata e non abbiamo ancora predisposto un documento omnicomprensivo per la gestione di questa nuova fase di diffusione. Sarà importante nei prossimi mesi lavorare per normalizzare l’approccio al Covid-19 e cambiare il paradigma della prevenzione, rimasta spesso ai margini della pianificazione sanitaria.

Proprio alla luce delle esperienze acquisite in questi anni dovremo lavorare per supportare la creazione di piani di prevenzione strutturati e puntuali, capaci di prendere in carico i cittadini secondo le loro caratteristiche individuali e secondo la loro esposizione a fattori di rischio e determinanti di salute, sviluppando una prevenzione di precisione. Solo così sarà possibile attuare davvero una sanità proattiva, capace di muoversi per prima verso il cittadino, come peraltro voluto dal DM 77/2022 nell’ambito della riforma dell’assistenza territoriale.