Verso la manovra: investire nel Servizio Sanitario Nazionale a garanzia della salute globale in ottica One Health

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è fondato sull’accesso universale all’assistenza sanitaria ed è la spina dorsale della salute pubblica italiana. Tuttavia, mantenere un sistema sanitario di alta qualità richiede un finanziamento adeguato e sostenibile, che provenendo principalmente da risorse pubbliche, è espressione tangibile del principio di equità. Tuttavia negli ultimi anni, il SSN ha affrontato sfide significative. La crescente domanda di servizi sanitari, l’invecchiamento della popolazione e l’innovazione tecnologica hanno messo sotto pressione il sistema, che già stanco si è trovato ad affrontare l’epidemia da Covid-19 nel 2020. Oggi, più di prima, dobbiamo essere consapevoli che un finanziamento adeguato diventa cruciale per garantire che il SSN possa continuare a fornire servizi di alta qualità.

In vista della prossima legge di Bilancio, sembra però che sarà complicato accontentare le richieste che provengono dai diversi Ministeri, compreso quello della Salute, a causa delle poco ottimiste stime di crescita economica per il nostro Paese all’interno dell’Unione Europea. Per quanto riguarda la sanità, il Ministro ha chiesto ulteriori 4 miliardi, che si aggiungerebbero ai 2,5 già previsti dalla precedente manovra e che verranno in larga parte erose dall’inflazione e dai rincari dei costi energetici. Poiché le prime valutazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze non sembrano lasciare grande fiducia sulla disponibilità di queste risorse aggiuntive si torna a parlare di potenziali risparmi e di come investire le risorse in maniera più efficiente. I dati di monitoraggio della spesa pubblica se confrontati con l’Unione Europea (fonte Ocse) attestano il sottofinanziamento del nostro SSN che però seguita a fare miracoli in termini di esiti. Il gap con l’Europa è evidente soprattutto se parliamo delle professioni sanitarie e sul sistema pesano anche le difficoltà nel recupero e nell’accesso alle attività di prevenzione (si pensi ad esempio agli screening oncologici). In questo contesto alcune misure di revisione della spesa sono al vaglio, dall’appropriatezza prescrittiva alla razionalizzazione dei posti letto, che tuttavia all’occhio di legge sembrerebbe essere già intrinseca alla riforma dell’assistenza voluta dal PNRR, ad una migliore gestione degli acquisti tramite un rafforzamento delle centrali di acquisto regionali.

In questo contesto appare sempre più fondamentale intervenire per monitorare i dati sulla salute e sulle abitudini di vita dei cittadini, e per promuovere interventi a tutela dell’ambiente e dei contesti di vita, unendo la promozione della salute alla prevenzione e investire nel SSN anche allo scopo di renderlo capace a far fronte a nuove potenziali emergenze sanitarie. Non a caso in un recente articolo sulla rivista “The Lancet” dal titolo “Strumenti di supporto alle decisioni per costruire la resilienza climatica contro le malattie infettive emergenti in Europa e oltre”, pubblicato il 07 agosto 2023[1] si afferma che “Il cambiamento climatico è uno dei numerosi motori delle epidemie ricorrenti e dell’espansione geografica delle malattie infettive in Europa” per questo nell’articolo viene proposto “un quadro per la coproduzione di indicatori rilevanti per le politiche e strumenti di supporto decisionale che tracciano i rischi di malattie indotte dal clima passati, presenti e futuri attraverso domini di pericolo, esposizione e vulnerabilità all’interfaccia animale, umana e ambientale”. Da questo obiettivo deriva la necessità di “co-sviluppo di sistemi e strumenti di allerta precoce e risposta per valutare i costi e i benefici dell’adattamento ai cambiamenti climatici e delle misure di mitigazione in tutti i settori, per aumentare la resilienza del sistema sanitario a livello regionale e locale e rivelare nuovi punti di ingresso e opportunità politiche”. L’approccio proposto prevede il coinvolgimento multilivello, metodologie innovative e nuovi flussi di dati che siano utili a quantificare gli effetti in aree che subiscono una rapida trasformazione urbana e minacce eterogenee di malattie indotte dal clima.

Nel contesto dell’evoluzione delle esigenze sanitarie e demografiche, anche all’interno dell’attuazione della riorganizzazione del Ministero della Salute, con il DPCM Regolamento Organizzazione del Ministero della Salute approvato lo scorso 7 settembre 2023 dal Consiglio dei Ministri, è stata prevista la creazione  del Dipartimento salute umana, animale ed

ecosistema (one health) e  rapporti internazionali che racchiuderà al suo interno una Direzione Generale corretti stili di vita e rapporti con l’ecosistema. Il dipartimento, nella sua interezza, esplicherà funzioni spettanti al Ministero quale Autorità nazionale di riferimento dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, avvalendosi della DG dei corretti stili di vita e dei rapporti con l’ecosistema, per curare i rapporti con la WOAH, la FAO, l’Unione europea, il Consiglio d’Europa, l’OMS e le altre organizzazioni internazionali. Tra le principali attività affidate al Dipartimento possiamo trovare la promozione di corretti stili di vita (ecosistema, ambiente di vita e di lavoro), nutrizione, alimenti ed educazione alimentare, valutazione rischio sicurezza alimentare, salute animale, farmaci veterinari, benessere animale e coordinamento Istituti zooprofilattici sperimentali, ricerca e sperimentazione alimentare e veterinaria, assistenza sanitaria cittadini italiani all’estero, e il coordinamento rapporti organismi internazionali. La promozione di stili di vita sani richiama, inevitabilmente la necessaria collaborazione con le autorità locali, di cui da sempre come Health City Institute ci facciamo promotori. Ci auspichiamo dunque che il nuovo assetto ministeriale si unisca ad una manovra di bilancio capace di rispondere adeguatamente alle richieste di finanziamento ed investimento per il Servizio Sanitario Nazionale, facendo da volano al raggiungimento di esiti di salute sempre migliori nel lungo periodo del nostro Paese, senza dimenticare quanto ancora da mettere a terra per l’attuazione della Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 


[1] DOI: https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2023.100701